Shallow
Conoscendo l’amore che la pittrice nutre per la natura e le sue molteplici espressioni, potremmo definire quest’opera come la vista satellitare della foce di un fiume nella grande foresta amazzonica. I colori che si accumulano gli uni sugli altri, sembrano delimitare quei grandi banchi che a volte vediamo nei documentari e che fanno da barriera all’impeto del mare, lasciando dietro di sé una vita fiorente e non meno ribollente da vivere tranquillamente. Zone verdi che delimitano un fronte nascondendo alle loro spalle porzioni di terreno fangoso o semplicemente una palude dove le mangrovie si dipanano in mille ruscelli. Oppure potremmo leggere tutto come un lembo di terra che cerca con la pazienza che solo la Natura ha, per recuperare quegli spazi che la Natura stessa aveva lasciato alle acque, un’eterna battaglia senza vinti o vincitori tra le varie anime della stessa Madre. Infine le sottili linee rosse quasi a ricordare quelle spiagge dove la sabbia è composta da granelli di conchiglie rosate che hanno terminato il loro ciclo vitale e si polverizzano con la forza del mare ma non scompaiono, cambiano solo forma.