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“La kilix blu – Delos” è un’altra opera d’arte di Walter Capezzali
Kilix la coppa usata nei banchetti, ma anche per le cerimonie sacre, un omaggio alla storia greca che da sempre ispira Walter Capezzali
“La kilix blu – Delos” nella mitologia greca
Anticamente l’isola era chiamata Ortigia (Ortyghia). Reperti archeologici hanno dimostrato che l’isola era già abitata già nel 3000 a.C. in cima al Monte Cinto. I coloni dell’isola (intorno al 1000 a.C.) furono poi soppiantati dai Micenei che probabilmente portarono il culto di Apollo, dio della luce e della musica e di Artemide, dea della Luna e della caccia, venerata in triade con la madre Latona.
Successivamente la figura del dio Apollo prevale sulle altre divinità e il santuario di Apollo, già famoso in epoca omerica, raggiunse il suo massimo splendore in epoca arcaica (VIII-VII secolo a.C.) e classica (V-IV secolo a.C.).
Nel terzo e nel secondo secolo aC divenne una città-stato indipendente e il più grande mercato di schiavi in Grecia. I Greci consideravano un segno di prestigio erigere monumenti e fare generose offerte al santuario.
Delos decadde dopo il saccheggio di Mitridate VI, re del Ponto (86 a.C.), quando i suoi monumenti furono distrutti e gli abitanti (circa 20.000) furono uccisi, anche se oggi gli studiosi tendono a rivedere una cifra simile al ribasso. Nel periodo romano, Delos conobbe un nuovo periodo di rinascita ed espansione edilizia, cui seguì nel tardo impero un’epoca di progressivo declino fino al suo definitivo abbandono. Nel 1400 l’umanista Ciriaco d’Ancona visitò l’isola e descrisse i resti delle sculture ancora presenti, tra le quali spiccava un’arcaica colossale statua di Apollo. Nel 1500 i veneziani, guidati da Morosini, portarono via uno dei leoni di marmo del cd. “Terrazza dei leoni” per impreziosire l’ingresso dell’Arsenale di Venezia.
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