Continua la nostra rubrica di aneddoti d’arte, che puoi trovare anche seguendo le nostre pagine Facebook e Instagram.
Le storie nascoste degli artisti, le curiosità che non tutti conoscono, italiane e internazionali.
Questa pagina sarà aggiornata costantemente, per cui seguite i social o tornate a trovarci spesso!
Le origini di Marc Chagall
Il ‘900 è stato un secolo pieno di artisti, che ne hanno, in vari modi, segnato lo svolgimento. Grande merito l’ha avuto sicuramente lo sviluppo sempre più intenso e veloce dei mezzi di comunicazione, che hanno reso l’arte un soggetto apprezzato universalmente. Pensiamo solo ai grandi dei secoli precedenti che per quanto famosi e bravi, si muovevano ed erano conosciuti da un numero assai ristretto di persone.
Marc Chagall, nacque il 7 luglio 1877, in Russia.
Definì il suo stesso giorno di nascita come il “nato morto”, perché proprio in quella data il suo villaggio fu assaltato dai Cosacchi che distrussero la sinagoga. Questo, fortunatamente, pur segnando la sua fanciullezza e il suo credo religioso, che non venne mai meno, in un paese estremamente impoverito, non lo privò della sua fantasia e del suo amore per le fiabe che segnano il suo percorso artistico.
Il suo vero nome era Moishe Segal. La sua famiglia infatti era di origine ebraica chassidica.
In russo Mark Zacharovič Šagal, la trascrizione francese è stata infine quella che conosciamo noi oggi.
Il fatto di essere ebreo non gli facilitò la vita, sia perché nella cultura ebraica non era consentito riprodurre immagini, in particolar modo a tema sacro, sia perché anche durante i suoi studi a San Pietroburgo gli ebrei avevano forti limitazioni negli spostamenti. Chagall infatti fu addirittura arrestato e rinchiuso in carcere per una settimana, per non aver rispettato uno dei limiti imposti dalla legge dell’epoca.
Queste situazioni, però, non frenarono lo spirito e la creatività artistica di Marc Chagall, che una volta trasferitosi in Francia, dove si stabilì definitivamente prendendone la cittadinanza, instaurò vari rapporti di amicizia con altri artisti, in particolare con Picasso. Un’amicizia fatta di alti e bassi, perché tra i due c’era anche una forte rivalità artistica e di gelosia professionale.
Le sue opere sono universalmente apprezzate e ricercate, e a distanza di molti anni, mantengono quel fascino fiabesco con cui l’artista le ha create.
Le aspirazioni e i record di Frida Kahlo
I quadri di questa artista messicana, dai tratti somatici molto particolari, sono apprezzati in tutto il mondo, a tal punto che possono vantare un record. Il prezzo di acquisto più alto mai raggiunto da un quadro di un artista sudamericano spetta a “Radici”, che nel 2006 fu venduto per ben 5,6 milioni di dollari.
Il suo nome, Frida, non è certo di origini messicane, ma fu una scelta del padre Wilhelm Kahlo che aveva origini ungaro-tedesche e comunque nel 1935, lo modificò in Frieda, “libertà” in tedesco, a sottolineare il suo spirito libero. Su questa artista si sono scritti libri, girati film e documentari, proprio per il suo stile di vita per le sue battaglie e per la sua forte personalità.
Era una donna libera e spregiudicata, che pur nelle disgrazie che la coinvolsero, in particolare un incidente che le minò la salute per tutti gli anni avvenire, ebbe una vita ricca e costellata di eventi, artistici, politici e sentimentali.
Ma non tutti sanno che pur essendo nata nel 1907, dichiarava di essere nata nel 1910, non per un vezzo femminile, ma bensì perché era l’anno della rivoluzione messicana, che per lei era il risveglio del popolo contro l’oppressione dei ricchi.
Il suo amore verso la terra natia, il Messico, la portava a vestire spesso il costume tipico delle donne di Tehuantepec nello stato messicano di Oaxaca, con ampie gonne molto colorate.
Frida non aveva l’aspirazione di diventare una pittrice di fama, ma di intraprendere la professione medica. Il brutto incidente che la colpì a 18 anni, costringendola ad una lunga e dolorosa convalescenza, che in realtà durò per tutto il resto della sua vita, la portarono a dipingere, come sfogo, ed in particolare a dipingere autoritratti. Se ne contano ben 55.
Infine, un altro primato che può vantare Frida è che un suo dipinto, prima artista messicana del XX secolo, è stato acquistato dal Louvre.
Le sculture di Henri Matisse
Henri Matisse (1869 -1954) è un altro artista annoverato tra i grandi dell’arte in Europa e nel Mondo.
Dato il periodo storico e il luogo, la Francia, in cui visse, non poteva che essere influenzato da altri grandi maestri dell’epoca, come Cezanne, Van Gogh, Gauguin, ma anche dall’arte giapponese. Quest’ultimo aspetto non deve stupire. Infatti in Francia nei primi decenni del ‘900 era di gran moda importare oggetti dall’estremo oriente, al punto che oggi a Parigi si trova una collezione di grande valore presso il Museo Guimet. Gli esordi di questo artista non furono tra i migliori, ma fu così anche per molti suoi contemporanei, perché il modo di vedere la realtà attraverso i suoi quadri stravolgeva il pensiero comune e come tutti coloro che anticipano i tempi, difficilmente trovano spazio tra i contemporanei. Fatto sta che nel 1905 ad un’esposizione presentò come altri suoi colleghi delle opere dai colori forti, spesso in totale dissonanza con i colori dell’oggetto reale e questo lo fece entrare nel novero degli artisti Fauves (bestie o bestiali), in spregio al loro modo di esprimere l’arte.
Teniamo presente che oltre a Matisse vi erano inclusi artisti come Braque, Dufy, Derain, che segnarono anche loro la storia dell’arte del ‘900. Chissà cosa passò per la mente di Matisse, visto che la sua prima aspirazione era diventare un avvocato e che il suo inizio lavorativo fu tutt’altro che il settore dell’arte, ma quello della coltivazione della terra come agricoltore.
Magritte, Topolino e il furto restituito
Il maestro del surrealismo René François Ghislain Magritte nacque nel 1898 in Belgio. I
l suo genere pittorico appartiene alla tecnica del Trompe l’oeil, letteralmente “inganna l’occhio”.
A differenza di molti altri artisti era un personaggio poco interessato alla scena pubblica, anzi al contrario: tendeva a fuggire eventi mondani. La sua indole riservata, lo portava a considerarsi più un artigiano che un artista.
Eppure, nonostante questa sua riluttanza ad apparire nel mondo più in vista, il grande pubblico amò e tutt’ora ama moltissimo le sue opere. Quello che è certo che davanti ai suoi quadri la mente si perde tentando di dare un significato all’opera attraverso una serie di analisi psicologiche, esattamente ciò che l’artista non voleva. Magritte considerava la psicanalisi quasi una “non scienza”, o meglio riteneva che fosse la stessa psicanalisi che doveva essere psicanalizzata.
Molti non sanno che Magritte nacque come illustratore pubblicitario e che le sue opere erano state immediatamente apprezzate perché sapeva con grande maestria trasmettere il messaggio pubblicitario per cui erano state elaborate.
Questa sua capacità, lo portò a realizzare anche copertine per album musicali, oltre che manifesti e persino tappezzerie.
Il suo stile inconfondibile gli valse anche una partecipazione in una avventura di Topolino e molti gruppi musicali rock, hanno preso inspirazione dai suoi quadri: si ricordano le copertine degli album di Jackson Browne e degli Styx.
Infine, un caso più unico che raro: nel 2009 i ladri restituirono una sua opera perché era talmente conosciuta che nessuno si azzardò ad acquistarla.
Christo: camminare sulle acque
Non stiamo parlando di Cristo come personaggio biblico. Molto più “modestamente”, seppur questa parola solo in parte si addica all’artista, parliamo di Christo (1935-2020), artista bulgaro.
Costui ci ha lasciato poco più di un anno fa (31 maggio 2020) a causa del Covid, ed era famoso per le sue performance artistiche costruite in mezzo mondo.
La sua specialità (Land Art) era quella di impacchettare grandi opere per un dato periodo di tempo. La sua idea era che le persone fossero ormai abituate a vedere uno skyline, un panorama, un monumento o semplicemente un’espressione della Natura, perdendo il gusto di un giusto apprezzamento. Lui voleva farne riscoprire l’importanza, e per frlo, incartava grandi monumenti o parti della natura celandole agli occhi dei visitatori che ne riscoprivano il fascino dopo la liberazione dalle coperture.
Tra le numerose performance, sicuramente c’è quella del 2016, The Floating Piers, realizzata sul Lago d’Iseo (Italia), dove l’artista costruì due passerelle galleggianti e calpestabili, coperte di tela gialla che univano l’isola di San Paolo alla terra ferma.
Per 16 giorni, partendo dal 18 giugno 2016, l’Isola è stata collegata alla terraferma e 1,2 milioni di persone hanno passeggiato sulle passerelle con una media di 72.000 persone al giorno per un percorso totale di 5,5 km.
Tutto il materiale utilizzato è stato totalmente riciclato e nulla ha modificato il paesaggio o il lago stesso. Stiamo parlando di 220.000 cubi e perni in polietilene, di 180 mila metri di tessuto e 5,5 tonnellate di cemento.
L’opera, per la sua esclusività ed unicità, generò un giro di affari di oltre 4,2 milioni di euro giornalieri e il value brand del Lago raggiunse i 7 miliardi di euro per effetto dell’operazione artistica.

Il successo postumo di Mark Rothko
Mark Rothko (1903-1970) è stato un artista di assoluto rilievo nel mondo dell’arte, sia per la sua originalità, sia per il livello economico raggiunto dalle sue opere nel mercato internazionale.
Nato in Lettonia, ancora giovanissimo seguì la famiglia negli Usa. Pur avendo frequentato la scuola ebraica, unico di quattro figli, si distaccò ben presto dalla linea religiosa per seguire le sue tendenze artistiche.
Dopo aver iniziato gli studi universitari, interruppe quasi subito gli studi per dedicarsi alla sua passione con Max Weber all’Art Students League.
Fu un precursore durante tutta la sua esistenza e questo certamente non lo favorì, fino a tarda età, nell’essere apprezzato dai suoi contemporanei.
Al contrario, il suo modo di vedere l’arte fu di grande inspirazione per moltissimi altri artisti e diede vita a numerosi movimenti soprattutto in America, sua patria adottiva.
Molti non sanno che l’evoluzione dell’artista partì dal figurativo, per poi progressivamente spostarsi sull’astratto sino a giungere a quella forma espressiva connotata da rettangoli colorati spesso dai colori vividi inframmezzati da strisce di separazione a contrasto.
Questa sua forma di espressione era il librarsi del colore sulla tela.
Solo nel 1960 finalmente l’opinione pubblica prese coscienza della sua arte e tra questa anche numerosi magnati che iniziarono a chiedergli opere specifiche per arredare degli ambienti, Così fece, ad esempio, la Tate Gallery, a cui consegnò nove tele marroni e nere, che tutt’ora arredano la sala.
Il successo arrivò troppo tardi, quando alcool e fumo, sommati alla depressione che opprimeva l’artista lo condussero al suicidio nel 1970.
La fortuna di critica e di pubblico di Rothko è cresciuta senza sosta sino a farlo divenire negli anni 2000 uno degli artisti più costosi al mondo.
Un suo quadro, “White Center Yellow, Pink and Lavender on Rose” è stato venduto nel maggio 2007 da Sotheby’s di New York per la cifra record di 72.84 milioni di dollari, facendo schizzare le quotazioni alle stelle, rispetto alla già importante quotazione del 2005 da Christies, con “Homage to Matisse” venduto per 22.41 milioni di dollari.
Nulla in confronto a ciò che successe nel 2014, quanto l’opera “No. 6 Violet, Green and Red” superò tutti i record venendo acquistata dal magnate russo Dmitrij Rybolovlev per 186 milioni di dollari, la terza cifra più alta mai pagata per un dipinto finora.
Kandinskij e Der Blaue Reiter
Sia chi è nel mondo dell’Arte, ma anche per coloro che non lo frequentano, il nome di Vasilij Kandinskij è certamente noto: nato a Mosca nel 1866 e morto in Francia nel 1944, è universalmente riconosciuto come il padre dell’astrattismo.
Come spesso accade, anche le sue vicende pittoriche all’inizio della carriera non trovarono spazio tra i suoi contemporanei, perché come dice una frase celebre: “la moda è quello che incontra il gusto della gente in un dato momento storico, se ciò accade prima o dopo è fuori moda”.
Ebbene, Kandinskij, a differenza di tanti altri suoi colleghi, proveniva da una famiglia molto agiata, seppur poco stabile affettivamente, il che lo portò a frequentare sin dalla giovinezza luoghi anche molto distanti tra loro in giro per l’Europa.
Questo gli permise di muoversi con maggior libertà e con un raggio di azione molto ampio e confrontarsi con artisti di mezza Europa.
Non rinnegò mai le radici russe a cui era intimamente legato. La Rivoluzione di Ottobre, in un primo periodo lo portò a collaborare come Commissario del popolo per l’educazione, ma dopo il 1921 una serie di eventi lo costrinsero a stare lontano da Mosca ed in genere dalla Russia, trasferendosi prima in Germania e poi, a causa del Nazismo, in Francia.
A livello artistico, i suoi contemporanei francesi ancora si muovevano su un tipo d’arte figurativo, che andava man mano perdendo di consistenza e scivolando verso forme essenziali. Kandinskij al contrario, passò in maniera relativamente veloce a trasformare figure facilmente comprensibili in forme astratte, essenziali, che solo dopo il 1911 gli diedero la fama che meritava. Fu infatti nel 1912 che l’artista insieme all’amico Franz Marc pubblicò un almanacco, dal titolo Der Blaue Reiter, prendendo spunto da un quadro dello stesso Kandinskij. Di lì a poco, pubblicò anche un manuale in cui spiegava la sua filosofia artistica e preannunciava la rivoluzione nella pittura con l’abbandono del figurativo classico e lo sviluppo di un nuovo binomio fatto da forme e colore, alla base dell’astrattismo.
Matisse e l’appendicite
Henri Matisse (1869 -1954) è annoverato tra i grandi dell’arte in Europa e nel Mondo. Dato il periodo storico e il luogo, la Francia, in cui visse, non poteva che essere influenzato da altri grandi maestri dell’epoca, come Cezanne, Van Gogh, Gauguin, ma anche dall’arte giapponese e africana.
Il suo riavvicinamento all’arte è dovuto a un attacco di appendicite! Infatti, costretto a un lungo periodo di degenza, non trovò altra forma per passare il tempo. Questo fatto lo condizionò a tal punto che lasciò il suo incarico statale da avvocato per darsi completamente all’arte e all’agricoltura, altra sua passione.
Divenne un grande amico e rivale di Picasso, più giovane di lui di 12 anni, e questo favorì ulteriormente la sua crescita artistica. La loro, però, era un’amicizia profonda, tant’è che alla morte di Matisse, Picasso, per il grande dolore, non riuscì a partecipare ai funerali, rinchiudendosi in solitudine in casa.
Matisse usò spesso come modelle le sue donne, in particolare sua figlia Marguerite, nata dalla prima compagna la modella Coraline Joblau; tuttavia, in seguito, sposò Amélie Noelie Parayre da cui ebbe altri due figli. Marguerite, però, rimase tra i principali e preferiti soggetti nelle sue opere dall’inizio del ‘900.
Hai perso la prima parte dell’articolo?
Niente paura: puoi ancora trovarla QUI: “Curiosità dal mondo dell’arte“.
In arrivo nuove curiosità…